Galateo in bosco

Il territorio della Franciacorta è composto circa da 4.778 ettari di bosco di latifoglie conifere e castagneti, da 451 ettari di formazioni ripariali e cespuglieti, da 3.182 ettari di vigneto e 4.873 ettari di colture agricole varie. Questi dati ci dicono che la Franciacorta nel suo complesso non è dominata e pervasa da una monocoltura (come succede oggi in altre aree vitivinicole) ma è ricca di una importante biodiversità.

Anche l’abitato di Sergnana e i vigneti di CorteBianca sono circondati da una grande area di boschi cedui e di bordure autoctone che caratterizzano questo ambiente: l’area boscata sulle pendici del Monte Cognolo dove hanno inizio le Prealpi Retiche, che fanno da corona da est a ovest, i boschi dei colli San Michele, Piane e Pollo che chiudono a sud.
Qui gli alberi che facilmente potete incontrare sono il carpino nero, l’orniello, la roverella e il castagno. Nel sottobosco rintraccerete principalmente il biancospino, il viburno lantana e il sanguinello; mentre nello strato erbaceo l’erba perla azzurra, la pervinca, il dente di cane, l’erba limona, viole e primole con gli ellebori e molto altro. Notevole è anche  la varietà animale che si vede che va dai micro-mammiferi agli uccelli, ai numerosi insetti utili all’equilibrio dei luoghi e all’ecologia del vigneto.
Quest’aura di monti, colline e di boschi, è condizione straordinaria e unica e il microclima che ne deriva, esercita naturalmente benefici sulle vigne di CorteBianca.

Ma, inoltrandovi nel fitto del bosco, salendo verso il Monte Cognolo, lungo i percorsi affascinanti che portano alla vista del lago d’Iseo, non potrete fare a meno di constatare, purtroppo, una realtà di degrado e abbandono: vegetazione in difficoltà per lo stato dei versanti, alberi divelti, e boschi in genere senza un respiro e soffocati da edere e rampicanti.
Il bosco, fatto di legno, che il poeta Edward Thomas considerava il “quinto elemento” è luogo di luci e ombre, luogo dell’anima, luogo della cultura e della vita. Ma il mito del bosco oggi è reso nella sua fragilità un “esile mito” (Vittorio Sereni).
I boschi in Italia, e quello di Provaglio d’Iseo non fa eccezione, avanzano, e la loro crescita è incontrollata. Evidente è la necessità di un piano mirato di controllo e di gestione che significa come è sempre stato nel passato “coltura del bosco”.
I boschi hanno un valore intrinseco che va oltre il loro valore monetario. Gli alberi assorbono e immobilizzano anidride carbonica riducendo l’effetto serra e rallentando i cambiamenti climatici. La presenza del bosco influisce sul clima a grande scala ma anche nei micro-territori a cui appartengono: potrete percepire al loro interno e nelle vicinanze la pulizia dell’aria e la frescura che esso rilascia.




A CorteBianca, consapevoli di tutto questo, da quindici anni lavoriamo ogni inverno alla cura del bosco. Operiamo attraverso delle manutenzioni con l’idea che il bosco è parte fondamentale del paesaggio. Gli alberi, gli arbusti e lo strato erbaceo devono essere salvaguardati aiutati a crescere perché sono fonte del nostro equilibrio, sono essenza e sostanza che troviamo nel nostro vino.

William Bryant Logan nel suo libro “La quercia. Storia sociale di un albero” scrive “Da quando i ghiacci hanno cominciato a ritirasi (…) abbiamo conosciuto due versioni distinte del mondo: una fondata sul legno e una fondata sul carbone e sul petrolio. La prima è durata tra i dodici e i quindicimila anni, la seconda dura da circa duecentocinquant’anni. (…)Tutto ciò che serviva all’uomo era fatto di legno. (…) Questi nuovi combustibili non incarnano nessun nuovo principio. Non sono altro che un ammasso di antichi tronchi, foglie rami e radici, rimasti sepolti per milioni di anni e poi distillati: i resti di un mondo fatto di legno sviluppatosi ancora prima della nascita del genere umano.”

Il bosco merita e necessita, che nasca da subito una nouvelle vague di tutela e di gestione dove pubblico e privato lavorino insieme.
Si può e si deve, rubando il titolo della raccolta in versi di Andrea Zanzotto “Il galateo in bosco”, fondare un rapporto nuovo con il bosco governato da un nuovo galateo, di cui ognuno di noi  è protagonista nel dare oltre che dell’avere.
Il bosco, infine, come luogo dove costruire un rapporto di vero equilibrio con la natura; il bosco come luogo per perdersi, ma specialmente per ritrovarsi.

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