Il nostro orto-giardino.

L’arrivo a Sergnana nell’ormai lontano 2001, in questa casa di campagna abbandonata,  è stato al tempo stesso affascinante e desolante. Tutto era lasciato a se stesso, la vecchia casa contadina e la natura intorno, sottoposti ormai all’indifferenza dell’uomo.
Ma, come spesso accade, i segni del passato ci inviano messaggi - se li vogliamo ricevere- e diventano preziosi suggerimenti -se li vogliamo interpretare.
A sinistra dell’ingresso, varcando uno sgangherato cancellino in legno tra edere e cespugli invadenti, si scorgevano alcuni germogli di radicchio rosso sopravvissuti al freddo dell'inverno.
E subito, in un’operazione ideale di proiezione verso il futuro, è stato chiaro dove avremmo creato l’orto: esattamente dove l’intelligenza, l’esperienza e la necessità contadina avevano colto il genio del luogo, noi avremmo ripetuto quella scelta, consapevoli che tutto avrebbe funzionato nel modo più giusto.
Infatti, l’esposizione a sud in pieno sole, insieme al muro di chiusura della corte (che la notte rilascia il caldo accumulato di giorno e che ripara dai venti del nord), fornivano le condizioni ideali per ripetere ogni anno la coltivazione degli ortaggi.
Inoltre, questo è anche il punto dove è collocato il portone di ingresso della casa, il luogo di passaggio tra il dentro e il fuori della corte, e anche il "punto di rappresentanza" del nostro essere una piccola cantina di Franciacorta.
E quindi l’orto ha subito (speriamo volentieri) una piccola virata verso un ‘idea di "orto giardino", come inteso in altri Paesi, dove è chiamato, secondo la lingua, vegetable garden o kitchen garden, jardin potager o gemüsegarten.
Perché l’orto è più bello (oltreché più florido) se oltre alla parte produttiva unisce una parte di giardino, essenziale alla salvaguardia dai parassiti e al miglioramento del suo essere vegetativo. E quindi insieme alle insalate, ai pomodori e alle barbabietole troviamo nasturzi a protezione dei cavoli, tageti contro gli afidi e calendule per gli impollinatori.
L’orto è più discreto se all’arrivo è celato da una siepe di ligustro. E, oltre la siepe, lo scopriamo non sempre perfettamente ordinato, perché la raccolta degli ortaggi rompe le fila, le aiuole appena vangate presentano la terra nuda, gli erbaggi crescono casualmente dopo una semina alla volata e una pianta quando va in fiore assume forme inaspettate.
L’orto è il luogo della terra sana e ricca di humus, il luogo dell’autoctono e dell’alloctono, il crocevia di scambi di piantine tra appassionati e di sperimentazioni di ortaggi sconosciuti ma ai quali non si può resistere. L’orto è il luogo dove la rotazione degli ortaggi è funzionale a non impoverire la terra e a renderla fertile, è il luogo della programmazione e il luogo della delusione, per risultati disattesi. Qui, a CorteBianca, l’orto ci ricorda che siamo in campagna, in una casa contadina dove si fa agricoltura biologica, ma ancor prima un’agricoltura naturale dove ci si confronta ogni giorno ad armi pari con la natura.
Se ci riferiamo all'etimologia di orto, che ha un'origine comune con giardino e, curiosamente per noi, anche con corte, scopriamo che il significato della sua radice ha attinenza con "luogo chiuso, recinto".

E noi amiamo il nostro orto concluso, stanza all’aperto, luogo della biodiversità, delimitato da siepi e da muri coperti di rose fiorite,  proprio come adesso che è il mese di maggio.

<< Torna alla pagina precedente